Domande frequenti dei pazienti
Domande frequenti dei pazienti
Le spiegazioni che seguono si basano sull’esperienza e affrontano le principali domande poste dai pazienti e dai loro famigliari durante i colloqui che di norma precedono e seguono l’operazione chirurgica.
Se non dovesse trovare risposte adeguate ai suoi dubbi, se volesse sentire una seconda opinione o magari un consiglio, non esiti a contattarci utilizzando il form nella pagina.
Cardiochirurgia mini-invasiva / Innovazioni della cardiochirurgia
“Mini-invasivo” significa che si esegue un’operazione “aperta” (ovvero in modo tradizionale, incidendo i vari strati di tessuto fino alla sede da trattare) con una tecnica di intervento minimamente lesiva dell’integrità del corpo.
In genere si associa questo termine a ferite decisamente più piccole, “mini-ferite”, ma la minore invasività di un intervento può anche significare, in cardiochirurgia, che si effettua un’operazione non attraverso una “mini-ferita” (e dunque da questo punto di vista in modo convenzionale), senza tuttavia usare la macchina cuore-polmone, cioè senza circolazione extracorporea.
Un esempio di intervento “mini-invasivo” con “mini-ferita” è un’operazione alla valvola tramite una piccola apertura laterale sulla gabbia toracica (la macchina cuore polmone, assolutamente necessaria per questo intervento, si collega praticando un taglietto all’inguine o sotto la clavicola destra).
Per la seconda categoria si può fare l’esempio di un’operazione di bypass aortocoronarico a cuore battente tramite un’apertura dello sterno (sternotomia) convenzionale, senza però l’utilizzo della macchina cuore polmone.
I vantaggi di un intervento con una ferita piccola sono la riduzione dei dolori post-operatori e gli indiscutibili vantaggi estetici.
Gli svantaggi sono legati al fatto che si tratta di un’operazione tecnicamente più complessa e spesso di durata maggiore rispetto a un’operazione convenzionale.
In caso di difficoltà riscontrate nel corso dell’operazione può succedere che durante l’intervento si debba cambiare strategia e passare alla tecnica convenzionale.
Criteri di qualità in cardiochirurgia
Difficile rispondere a questa domanda.
Certo ci sono alcuni criteri oggettivi su cui basarsi: la reputazione e il rispetto che gode il chirurgo tra i suoi colleghi (può chiedere al suo medico curante o al cardiologo) e tra il personale infermieristico; il suo curriculum e la sua carriera (informazioni che si ottengono facilmente in Internet).
La cosa più importante rimane però l’impressione che le dà il chirurgo durante il colloquio pre-operatorio. Valuti lei stesso se si sente in buone, sicure mani, se il medico le ha dedicato abbastanza tempo e attenzione e come ha risposto alle sue domande.
Gli chieda pure della sua carriera e lo interroghi su esperienze precedenti. Grado professionale, titoli di studio e pubblicazioni hanno il loro ruolo, ma nulla è importante quanto la sua stessa fiducia e le sue sensazioni per convincersi che il chirurgo è quello giusto per lei.
Cure generali / Reparto
È una domanda che viene posta spesso. La decisione di trasferire un paziente dalle cure intensive al reparto si basa sulla valutazione di parametri obiettivi: lo stato clinico del malato, il suo decorso fino a quel momento e quello che si stima possa essere il suo decorso fino alla guarigione.
Per quanto possa apparire semplice valutare i parametri obiettivi, a volte può risultare difficile, anche per il medico stesso, prevedere l’evolversi del decorso. Nel dubbio, si opta per una degenza prolungata in cure intensive. A volte, il trasferimento in reparto (per quanto possa sembrare una decisione coraggiosa) è un passo decisivo per la guarigione del paziente.
La medicina non è come la fisica o la chimica, esistono tante zone grigie: le decisioni vengono prese sulla base del sapere e della conoscenza medica, ma anche affidandosi all’esperienza e all’impressione che dà il paziente.
L’obiettivo in reparto è quello di sostenere il paziente affinché riacquisti la sua autonomia e la sua efficienza. Verrà mobilizzato sempre di più, verranno sorvegliate le ferite chirurgiche e verranno trattate le conseguenze dell’operazione.
È una conseguenza diretta, e comunque passeggera, dell’operazione.
Si tratta di liquidi superflui che vengono momentaneamente depositati nei tessuti.
Uno degli obiettivi nella fase post-operatoria è proprio quello di eliminare questi liquidi in eccesso e questo obiettivo in genere si raggiunge nella prima settimana dopo l’intervento.
A volte è necessario qualche giorno in più, ma è comunque una situazione prevista che non deve destare preoccupazione.
La dimissione viene decisa solamente nel momento in cui il paziente ha riacquisito la sua autonomia e si valuta che possa trovarsi bene a casa o in un centro riabilitativo.
Prima della dimissione vengono effettuati degli esami di controllo, proprio per confermare l’idoneità all’uscita dall’ospedale.
È chiaro che il paziente non è pronto a riprendere subito tutte le attività che vorrebbe, ci vuole un po’ di tempo, ma piano piano ci arriva.
È certamente utile se a casa è presente qualcuno che può dare una mano al paziente in quelle attività in cui necessita ancora un po’ di sostegno.
Dovessero insorgere problemi o semplicemente dubbi, è molto importante prendere contatto con i medici che hanno avuto in cura il paziente.
Dopo la dimissione è consigliata una terapia riabilitativa, impostata e sorvegliata da medici cardiologi specialisti, che ha come scopo quello di migliorare la prestazione fisica e la tolleranza allo sforzo del paziente dopo l’intervento.
Dimissione dall’ospedale
Alla dimissione, è auspicabile che uno dei suoi cari la accompagni a casa. È vero, ha riacquisito la sua indipendenza, ma è meglio non esagerare e accettare aiuto per lo svolgimento di attività quotidiane come fare la spesa, o il bucato, … Dovesse essere pianificata una riabilitazione per i giorni successivi alla dimissione, dovrà attenersi alle prescrizioni del centro riabilitativo.
Importante: pazienti operati con l’accesso tradizionale (sternotomia) non potranno guidare l’automobile per le 4 settimane successive all’intervento e non dovranno sollevare pesi maggiori di 5 Kg!
Se avesse la sensazione che le sue condizioni di salute non sono soddisfacenti o non sono come lei pensa dovrebbero essere, non esiti a contattare i medici dell’ospedale dove è stato operato.
La terapia riabilitativa dopo l’operazione è una componente importante del piano di trattamento della sua malattia cardiaca. Durante questa terapia e dunque sotto controllo verrà sempre più sollecitato fisicamente (sport, passeggiate), finché passo dopo passo il suo corpo e il suo cuore non saranno pronti per sforzi maggiori, sempre seguendo un programma controllato. Spesso alla riabilitazione fisica viene integrato un regime alimentare finalizzato a renderla consapevole di come far durare più a lungo il buon risultato dell’operazione, oltre a favorire una eventuale riduzione di peso, se auspicata. Il periodo dopo l’operazione è particolarmente adatto a impostare positivi cambiamenti nello stile di vita, e la terapia riabilitativa rafforza questa tendenza favorevole.
La terapia riabilitativa può essere seguita sia come paziente ambulante sia come paziente degente. Entrambe le possibilità presentano vantaggi e svantaggi, ma l’importante è raggiungere l’obiettivo: aumentare la capacità di rendimento e di mobilità come pure – e questo vale soprattutto per i pazienti più giovani – introdurre qualche cambiamento nello stile di vita (alimentazione e gestione dello stress). Ne parli con il suo medico e si faccia consigliare il tipo di riabilitazione è più adatto a lei.
Se non ha trovato risposta alla sua domanda compili il form qui sotto: le risponderemo al più presto. I suoi quesiti sono una risorsa per tutti i pazienti
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