Sì, è vero.
Quando il paziente è collegato alla macchina cuore-polmone, si interrompe la perfusione del cuore tramite l’occlusione dell’aorta (grazie ad una pinza particolare). Contemporaneamente il muscolo cardiaco viene raffreddato, nutrito e protetto (in modo da aumentare la tolleranza alla mancanza di sangue) infondendo una soluzione speciale.
Quando non è più necessario che il cuore stia fermo, viene levata la pinza dall’aorta, il cuore viene di nuovo irrorato di sangue e riprende a battere. A volte riprende a battere in modo scoordinato; in questo caso un piccolo choc elettrico può convertire il battito scoordinato in uno coordinato. La domanda fondamentale, tuttavia, non è se il cuore riprende a battere, ma con quanta forza. Lo stato di partenza è in questo caso un parametro molto importante.
A volte è necessario somministrare dei farmaci che aumentano la forza del cuore a contrarsi. In alcuni casi è addirittura necessario ricorrere a sostegni meccanici, per esempio utilizzando il pallone intra-aortico. Si tratta di un palloncino introdotto nel cuore dall’inguine attraverso un catetere: il gonfiarsi e sgonfiarsi del palloncino è coordinato con il battito cardiaco e aiuta a sostenere il cuore.
Con gli attuali moderni sistemi di sorveglianza (specialmente l’ecocardiografia), si può regolare la terapia a perfezione, riducendo drasticamente i casi di difficoltà insormontabile.